Trieste
- Piazza della Libertà |
Piazza della Libertà, già Piazza del Macello (1857 - 1918), è una delle più importanti piazze della città di Trieste. La piazza venne ricavata nell'anno 1857 dall'abbattimento di tre isolati che sorgevano dove che ora si trovano il giardino grande, il giardino piccolo e la sala Tripcovich. Venne realizzata assieme ai lavori per la costruzione della nuova stazione ferroviaria di Trieste Centrale, che venne ampliata e ristrutturata nell'anno 1978. La piazza ha una funzione molto importanti per il traffico d'ingresso a Trieste, infatti nella piazza si incontrano gli accessi da Via Commerciale, la zona di Piazza Unità d'Italia e la zona di Barriera Nuova ed i varchi di accesso per il Punto Franco Vecchio. Tutti questi incroci vennero raggruppati da una strada di forma circolare nel quale al centro vennero costruiti i giardinetti, anche se erano tutt'uno fino al 1948. Tra due giardinetti fu costruita una strada che aveva lo scopo di fermata e banchina ferroviaria per i tram della rete tranviaria di Trieste che venne successivamente sostituita da autobus e filobus. Giardino Storico di Piazza Libertà o Giardinetto Sissi:. È il giardino più grande, con una pianta leggermente rettangolare. Simmetrico longitudinalmente. Al suo interno è presente la statua della Principessa Sissi, meglio conosciuta come Elisabetta di Baviera. Giardino Francesco Badjena: È il giardino più piccolo, con il memoriale ai caduti dell'occupazione jugoslava dell'Istria e della Venezia Giulia ed un portabandiera al quale alla cima è presente il simbolo di Trieste: un'alabarda.. |
La
Stazione Ferroviaria, il
Silos, Sala Tripcovich in Piazza Libertà
e Largo Città di Santos |
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Con l'apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant'Andrea
fu sostituita da un nuovo impianto, più capiente, che assunse la
denominazione di Trieste stazione dello Stato (in tedesco, Triest Staatsbahnhof).
L'impianto della linea Meridionale fu identificato come Trieste stazione
della Meridionale o Trieste Meridionale (in tedesco, Triest Südbahnhof).
Dopo la Prima guerra mondiale ed il trattato di Saint Germain, la stazione
passò in gestione alle Ferrovie dello Stato. |
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Nel 1850 vennero avviati i lavori di costruzione della prima stazione ferroviaria di Trieste; la prima linea aperta in città permetteva il collegamento con Vienna, al quale si aggiunse nel 1857 la linea Trieste Lubiana. Per la costruzione della prima stazione, che si trovava un centinaio di metri arretrata rispetto alla struttura attuale, fu scavata parte della collina di Scorcola e vennero demoliti diversi edifici. Poco tempo dopo si rivelò la necessità di ingrandire la stazione e di costruire un nuovo edificio per accogliere i passeggeri. Nel 1869 il Lazzaretto S. Teresa fu demolito e nel 1873 si iniziarono i lavori per l'ampliamento della stazione. La nuova stazione, costruita su progetto dell'architetto Wilhelm Flattich di Stoccarda, fu inaugurata il 19 giugno 1878 e completata nel 1888. Il complesso della stazione era costituito anche da altri due edifici; la cosiddetta "Casa del ferroviere" e la rimessa semicircolare, demoliti negli anni Settanta. Diverse modifiche interessarono la struttura nel corso del XX secolo, tra la creazione di nuovi locali per ospitare servizi e uffici. |
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L'edificio è composto da un corpo centrale a due piani fuori terra e da due corpi laterali aggettanti a un piano fuori terra. Accesso principale su Piazza Libertà, secondari su Viale Miramare e su Via Flavio Gioia. Il prospetto principale, trattato ad intonaco giallo, presenta un corpo centrale a due piani con due torrette laterali aggettanti. Il piano terra è articolato in cinque aperture ad arco a tutto sesto; a protezione dell'ingresso principale si trova una pensilina in ferro. La superficie del secondo livello è alleggerita da finestre binate, ad arco a tutto sesto, alternate da moduli e lesene di ordine ionico, che sostengono una cornice in pietra bianca continua. Le finestre si aprono su bei finti balconi a balaustra. Al di sopra spiccano dei rilievi decorativi in pietra. Lo sporto di linda è decorato da una cornice a dentelli. A coronamento della facciata si trova una balaustra. Le torrette laterali, marcate agli angoli da conci di pietra, sono dotate di finestre rettangolari che la secondo piano sono arricchite da un timpano triangolare e da un finto balcone a balaustra. Sulla sommità si trovano motivi decorativi a rilievo. L'atrio d'ingresso è costituito da una stanza a pianta quadrata a doppia altezza. Di seguito si trovano gli ambienti della biglietteria, da cui partono due corridoi che conducono ai binari. Lateralmente si trovano due ali destinate a servizi ed uffici, da cui si accede anche ai piani superiori. (da: biblioteche.comune.trieste.it) |
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La prima Stazione Ferroviaria di Trieste: Per superare il Lazzaretto di Santa Teresa, eretto nel 1769 e ancora in funzione, fu costruito un pregevole viadotto ferroviario, in pietra a quindici arcate a tutto sesto, lungo 182 metri, con una galleria sovrastante dotata di colonne in ferro a sostegno del tetto e con finestre e vetri per isolare i convogli dai miasmi che si pensava fossero emanati dallo stabilimento contumaciale. Era stato costruito a dieci metri sul livello del mare e vi passavano ben quattro binari. Era alto, al piano delle rotaie, sette metri. Fu demolito con la costruzione della nuova stazione ferroviaria. Era tanta l’urgenza di attivare la nuova stazione ferroviaria e le conseguenti attività commerciali, che si preferì costruire la stazione per i passeggeri in modo “provvisorio”, pensando poi di costruirne una più bella in muratura. Fu costruita al centro del piazzale, in legno e mattoni, con decorazioni a losanghe, di sapore vagamente tirolese. (Fonte Dino Cafagna) |
Il
Silos: La società "Suedbahn"
fa da sfondo al progetto per il porto di Trieste steso dall'ingegnere
Paulin Talabot tra il 1861 e il 1862. Questo lavoro fa da base a vari
studi e proposte di diverse commissioni locali e ministeriali, e nel 1865
il governo approva il progetto di Talabot con le modifiche apportate da
M. H. Pascal, ingegnere capo dei Ponti e Strade di Marsiglia. I primi
cinque magazzini vengono costruiti nel 1880; con un ulteriore ampliamento
delle strutture, dal 1890 ai primi anni del Novecento vengono costruiti
a gruppi più di venti tra magazzini e hangar, quasi tutti ad opera
dell'ingegnere Eugenio Geiringer. L'impiego nella costruzione di questi
magazzini dei primi brevetti per il calcestruzzo armato ne fanno un esempio
di estremo interesse per la storia delle tecniche costruttive. Questo
edificio è l'unico ad aver subito un intervento di restauro per
un cambio di destinazione d'uso, e rimane un evento singolare nell'ambito
del Porto Vecchio. Il progetto del 1994 degli architetti Tamaro e Semerani
riguarda circa un quarto dei corpi di fabbrica sviluppati in lunghezza,
che sono stati riutilizzati come terminal degli autobus, mercato e parcheggio
per le automobili. La parte rimanente, ridotta oltremodo a sola muratura
in seguito ad un incendio, non è stata oggetto d'intervento. Il
decreto di vincolo del 1968 riporta quanto segue: "...imponente complesso,
notevole per sobrietà ed eleganza delle linee neoclassiche, costruito
intorno alla metà del secolo scorso insieme alla stazione ferroviaria.
Esso comprende due immensi e uguali edifici a due piani che si estendono
per ben 290 metri con un imponente doppio ordine di 44 arcate in pietra.
Tutte le facciate manifestano la grandiosità delle linee neoclassiche,
in particolare la facciata principale caratterizzata dal bugnato che forma
un doppio ordine di cinque arcate sovrapposte." Attualmente l'edificio
ospita l'autostazione e diverse attività commerciali. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it) - Nel secondo dopoguerra nel silos vennero alloggiati in condizioni precarie gli esuli istriani e dalmati, dopo molti anni furono trasferiti prevalentemente nelle case di via Baiamonti, la cui costruzione iniziò nel 1951. |
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Sala
Tripcovich: Nel 1935 il Comune, allo scopo di regolarizzare l'ormai ingente
traffico di mezzi pubblici verso le località del litorale istriano
e del Friuli, volle adibire, nella zona prospiciente piazza della Libertà,
uno spazio specifico a stazione delle autocorriere. Il progetto del nuovo
edificio fu affidato agli ingegneri Giovanni Baldi ed Umberto Nordio che
in tempi relativamente rapidi lo portarono a compimento. La struttura,
caratterizzata da una semplice fattura a capannone a pianta rettangolare
con aggiunto un fabbricato di più ridotte dimensioni a forma semicircolare
destinato alla biglietteria, era priva di qualsiasi ornamento decorativo,
tesa infatti più alla funzionalità che non alla bellezza
architettonica. La Stazione Comunale Autolinee, persa la sua originaria
funzione allorquando la struttura fu trasferita all'interno dell'edificio
denominato "Silos", fu quindi convertita in teatro nei primi
anni novanta. Essendo stata privata, per motivi di restauro, della sua
principale sala teatrale, la città di Trieste necessitava urgentemente
di uno spazio che potesse supplire momentaneamente al vuoto venutosi a
creare con la chiusura del Verdi. Il grosso contenitore a pianta rettangolare,
espressione di un preciso periodo storico e realizzato con materiali sperimentali
-fu uno dei primi edifici triestini ad essere costruito in cemento armato-,
si presentava agli occhi del Comune come il fabbricato ideale: la sala
ed il palcoscenico avrebbero trovato ubicazione nel corpo centrale, il
foyer ed i servizi nel corpo aggiunto. Stabilite le linee principali,
dubbi restavano su che aspetto l'interno del teatro avrebbe dovuto avere:
si preferì seguire l'antico concetto teatrale della "scatola
nera" dove il palcoscenico riveste le parti di primo attore, la vecchia
struttura era troppo vincolata per realizzare qualcosa di eclatante: si
optò quindi per l'inserimento di semplici semicolonne neoclassiche
sull'esempio del Persch in un ambiente dove il colore rosso e nero erano
predominanti. Inaugurato il 15 dicembre del 1992, il nuovo teatro, con
una capacità di ben 900 posti, prese il nome dalla società
di navigazione triestina finanziatrice dell'impresa: Sala Tripcovich.
(da: http://biblioteche.comune.trieste.it) |
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